Quarantacinque anni dopo la sua inaugurazione, alla presenza di Giscard d’Estaing, il Centre Pompidou continua a stupire per la sua modernità.
La struttura, progettata da Renzo Piano e Richard Roger, ha reso visibile ciò che di solito si nasconde, in un continuo scambio tra il dentro e il fuori.
Il grande contenitore trasparente, nato per ospitare il Museo d’Arte Contemporanea di Parigi, è visitato ogni anno da milioni di turisti.
Importantissime opere di artisti del Novecento, mostre temporanee ed eventi , rendono il Centre Pompidou il simbolo della vivacità culturale parigina.
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Il Centre Pompidou e le idee rivoluzionarie di un architetto italiano
Il progetto di Renzo Piano e Richard Roger, fu scelto all’unanimità tra 681 proposte.
Dopo le demolizioni decise da Haussmann per creare i grandi viali di Parigi il quartiere Beaubourg, tra Rue de Rivoli e il Boulevard de Sébastopol, rimase isolato e degradato.
Agli inizi degli anni ’70 il Presedente George Pompidou decise di recuperare la zona che nel frattempo era diventata un parcheggio, creando un centro di arte e di cultura.
Il progetto di Renzo Piano e di Roger vinse il concorso per aver interpretato nel modo migliore l’idea di riunire in un solo luogo della città tutte le arti, quelle plastiche ma anche la musica e il cinema.
“Eravamo a soli tre anni dal ’68 – dirà Renzo Piano in un’intervista – nel periodo in cui i musei erano luoghi noiosi e polverosi. Eravamo giovani e disubbidienti, forse anche leggermente maleducati. Però una cosa l’avevamo capita…..che non aveva senso costruire un luogo di cultura tradizionale”
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L’idea davvero rivoluzionaria dei giovani architetti fu quella di stravolgere il concetto dell’edificio. Non più un palazzo della cultura chiuso che poteva intimorire il pubblico ma piuttosto un luogo invitante e aperto sulla città con una grande piazza avrebbe occupato la metà dell’area.
Il Beaubourg, come i parigini continuano a chiamare il Centre Pompidou, era una fabbrica nel cuore del Marais; una fabbrica di cultura ma con un concetto di design industriale. Una vera ribellione alla sacralità dei luoghi del sapere e un desiderio di infrangere le barriere e mettere in comunicazione la città con il museo e viceversa.
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Pareti trasparenti e tubi colorati
Per sottolineare l’idea dello scambio continuo, gli architetti immaginano un edificio vivo, fatto di una sovrapposizione di piani vuoti e pareti amovibili.
Lo scheletro della costruzione resta all’esterno. Scale, tubi, impianti, pilastri, putrelle, gli “organi” vengono resi visibili attraverso le pareti trasparenti che connettono il museo con il movimento della città.
Da un lato dell’edificio ci sono gli impianti e, dato che il Centre Pompidou, è una fabbrica i colori dei tubi sono quelli che si usano nei cantieri: blu quelli della climatizzazione, gialli quelli della corrente e verdi per l’impianto idrico.
Sull’altro lato si vede la struttura in acciaio che sembra sospesa e invece è collegata da un complicato sistema di giunti.
Infine sulla facciata si colloca il bruco, una scala mobile coperta da un tunnel trasparente e col pavimento rosso su cui salgono i visitatori che sono il sangue nelle vene nel museo.
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Trasparente, colorato, con i ponteggi che non vengono smantellati ma restano parte del monumento, di sicuro il Centre Pompidou è uno choc nell’architettura parigina!
“E’ orribile!, sembra un piroscafo! Un’astronave!”, le critiche non mancano. “Rovina una delle più belle prospettive di Parigi! E’ troppo alto! Troppo grosso! Troppo caro!”.
Come sempre le novità fanno paura e anche gli eredi di Chagall, Braque e Matisse , le cui opere dovevano essere esposte al museo, volevano in realtà lasciarle nelle sedi storiche.
Quello che in realtà non capivano era che il Pompidou non era un museo nel senso tradizionale del termine, ma un luogo di animazione culturale.
Invece è stato proprio il pubblico che ne ha immediatamente capito la modernità e la possibilità di fruizione. Con i suoi cinque milioni di visitatori all’anno, è uno dei luoghi più visitati di Francia.
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Il Centre Pompidou non poteva che essere nel Marais
Il successo del Beaubourg è strettamente connesso al quartiere in cui è inserito e non potrebbe che essere così. Il Marais, , ha mantenuto la sua struttura di villaggio medioevale. “Anche il Centre Pompidou è un villaggio medioevale – dice sempre Renzo Piano – solo che si sviluppa in altezza, le strade e le piazze sono una sopra l’altra”.
La grande piazza è concepita come uno spazio aperto in continuità con il museo. Le gigantesche prese d’aria a forma di “orecchie d’elefante” sono diventate il simbolo del Centre Pompidou. Qualcuno le ha definite irriverenti e forse è proprio per questo che fanno da catalizzatore in un quartiere libero e irriverente. Umberto Eco, nel suo romanzo “il pendolo di Focault” immagina che attraverso queste prese il mondo dei vivi comunichi con quello degli inferi.
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Secondo me il Marais è il quartiere più iconico di Parigi e se riuscite a visitarlo non perdetevi le collezioni del Centre Pompidou con opere davvero straordinarie.
Per informazioni anche sugli eventi temporanei www.centrepompidou.fr
Anche se avete poco tempo salite sul tetto – l’entrata è gratuita – e godetevi uno di panorami più belli di Parigi con lo sguardo che spazia dalla Tour Eiffel al Sacré- Coeur.
Infine, svoltate l’angolo e arrivate alla stravagante Fontana Stravinsky. Sedici sculture in alluminio colorato si muovono con i getti dell’acqua. Nonostante la folla e il vociare della piazza, intorno alla fontana si respira un’atmosfera tranquilla e rilassante.
Uno dei luoghi più iconici di Parigi a mio parere. per i bambini poi è un vero e proprio paradiso. Rimangono estasiati dall’architettura particolare e super colorata.
E anche all’interno ci sono degli spazi dedicati
A Parigi non ho visto molto, ma incredibilmente avevo incluso il Centr Pompidou tra le tappe! Una visita troppo veloce però, per cui devo assolutamente tornarci quando vedrò di nuovo Parigi. Un edificio controverso, che sembra fare a pugni con gli edifici circostanti, però devo dire che l’ho trovato molto interessante.
Io vorrei avere una settimana per visitare tutte le mostre che ospita il Pompidou!
Pensa che ci sono stata quando avevo si e no 18 anni, quindi ne ho un ricordo davvero confuso. Però mi pare che non mi fosse piaciuta molto, non amo molto queste strutture ultra moderne e avveniristiche!
Anche io ci sono stata per la prima volta in gita al liceo…. mi era sembrata una costruzione folle!
Questo tipo di architettura mi ha sempre esaltato ma allo stesso tempo trovo molto utili approfondimenti come il tuo perché penso che spesso, chi non sa cosa c’è dietro, possa far fatica a cogliere il vero senso di tali opere.
Si, in effetti senza saperlo non si immagina il perché gli impianti siano stati lasciati a vista e si rischia di fare commenti tipo quelli dei parigini quando lo hanno visto la prima volta!
Sono stata a Parigi una sola volta e per pochi giorni e il centre Pompidou non ha fatto parte del mio itinerario purtroppo, sto cercando un volo per tornarci quest’anno per il mio compleanno e sicuro che stavolta vado a visitarlo!
Vale la pena vedere la sua architettura molto moderna per il periodo in cui è stata progettato
Sono stata a Parigi un paio di volte e purtroppo in nessuna occasione sono riuscita a visitare il Centre Pompidou ma spero di riuscire a vederlo alla prossima occasione!
per visitare le mostre metti in preventivo almeno una giornata
Purtroppo ancora non sono mai riuscita a visitarlo, ma Parigi è così bella e non stanca mai, quindi è nella lista delle prossime cose da fare quando tornerò!
Il panorama dal tetto è imperdibile
Sono d’accordo sul Marais, il mio quartiere preferito a Parigi. A dire il vero anche il Centre Pompidou non mi dispiace, sicuramente rivoluzionario e innovativo ma con una sua definita peculiarità
Ormai è parte di Parigi e tutto sommato non è più neanche tanto trasgressivo
Ho visitato un paio di anni fa questo luogo meraviglioso e mi sono gustata ogni angolo e ogni curva disegnata da un architetto orgogliosamente italiano. Ho in programma di tornare presto a Parigi e vorrei tanto ritornare, soprattutto perché mi sono persa il tetto (nevicava troppo!)
anche io mi sono gustata i particolari della costruzione l’ultima volta che ci sono stata. Purtroppo mi manca sempre il tempo per visitare con calma tutte le mostre
Sarò impopolare ma a me non piace per nulla. Sarei stata anche io una di quelle che lo avrebbe denigrato da subito, proprio perché non ha senso nell’architettura storica del Marais. Magari all’interno è bellissimo, purtroppo non l’ho mai visitato, ma dall’esterno proprio non riesco a farmelo piacere, a differenza del quartiere in cui è situato che è uno dei miei preferiti.
E’ un’architettura talmente diversa dal resto del quartiere che capisco possa essere choccante