La leggenda della casa del diavolo e la peste di Milano

A Milano la “casa del diavolo” ha un indirizzo preciso: Corso di Porta Romana, 3.

Siamo agli inizi del 1600 e un nobilotto di origini ferraresi – tale Ludovico Acerbi – acquista dal Conte di San Secondo un palazzo a due passi dal Duomo.

Il Marchese Acerbi fa ristrutturare l’edificio nello stile barocco lombardo in voga all’epoca che è quello che vediamo ancora oggi. Il palazzo, decisamente austero all’esterno è invece lussuosissimo all’interno.

Cortili, porticati, uno scenografico scalone a tre rampe. E poi sale con soffitti affrescati, quadri, marmi, candelabri e tutto quanto si può immaginare nella casa di un nobile. Ludovico Acerbi è ben deciso a vincere la gara di sontuosità con la famiglia Annoni, proprietaria del palazzo di fronte.

Ma le stravaganze del marchese non si limitano al palazzo. Tutte le sere al tramonto, esce di casa con la sua elegante carrozza scura, trainata da sei cavalli neri e scortato da sedici paggi in livrea verde. Nell’opinione comune il verde e il nero sono colori associati al maligno e le malelingue iniziano a mormorare.

La cattiva fama di Ludovico Acerbi cresce con lo scoppio della terribile epidemia di peste del 1630 che decimerà la popolazione di Milano.

A differenza di quasi tutti i nobili che fuggono dalla città per isolarsi nelle residenze di campagna, lui resta a Milano e, in barba alla quarantena, vaga spavaldo nella sua carrozza tra le strade deserte.

Ludovico Acerbi è un personaggio ambiguo, né magro, né grasso, né giovane, né vecchio. Con folti capelli brizzolati che celano le corna e ampi calzoni che trattengono la coda. Ma soprattutto ha gli occhi ardenti e un ghigno satanico.

La leggenda della casa del diavolo e la peste di Milano
la facciata di Palazzo Acerbi – dal web

La casa del diavolo

Nel silenzio di morte della città, risuonano le musiche e le risate delle sfarzose feste da ballo che si tengono tutte le sere a Palazzo Acerbi.

Le luci illuminano i soffitti decorati dei saloni quasi a voler sfidare, se non a invitare la silenziosa signora che sta mietendo così tante vittime a Milano.

Ma mentre i morti di peste superano i 1000 al giorno, i frequentatori di Palazzo Acerbi restano beffardamente immuni dal morbo. E’ evidente che nell’unico angolo della città non colpito dal male, abiti il diavolo in persona.

Da allora e per molti anni a venire il civico 3 di Corso di Porta Romana, è la casa del diavolo. Chi passa davanti alla cà del diàul si fa il segno di croce, il palazzo perde valore e finisce nelle mani di un usuraio. Un giorno un povero disgraziato viene trovato ucciso, si dice che era il diavolo e finalmente la casa può essere rivenduta per una somma favolosa.

Ultima, piccola curiosità sulla casa del diavolo: il palazzo non viene neppure sfiorato dai bombardamenti austriaci del 1848, anzi una palla di cannone delle gloriose cinque giornate di Milano è incastonata nella facciata. Storia e leggenda si intrecciano come spesso accade ma qui, è il caso di dirlo, il diavolo in persona ci ha messo lo zampino!

La leggenda della casa del diavolo e la peste di Milano
statua di Alessandro Manzoni – dal web

La peste di allora e quella di oggi

E’ impossibile, in questi giorni così difficili, non pensare alla peste che colpì Milano nel 1630 e che Manzoni descrive mirabilmente nel XXXII capitolo de “I Promessi Sposi”.

Manzoni ci racconta di errori, ritardi, e sottovalutazioni che incredibilmente ritroviamo nella nostra drammatica cronaca.

Si dice che la peste arrivò a Milano portata da un soldato lanzichenecco che aveva rubato i vestiti ad un morto germanico.

All’inizio venne sottovalutata, quasi nascosta anche se i medici di allora avevano avvertito della pericolosità del morbo che già serpeggiava in Europa

Subito non si parlò di peste ma di febbre – pestilenziale sì – ma una semplice febbre. Quando i morti si moltiplicarono e si capì che la cosa era grave. si cercò il responsabile della diffusione del male e iniziò una tremenda caccia all’untore.

Il consiglio dei decurioni chiese aiuto al governo centrale: Milano è prostrata ma tra lettere, domande e risposte non si cava un ragno dal buco. La gente, che pure dovrebbe capire la pericolosità del contagio, invece di stare in quarantena partecipa alla sciagurata processione del 6 Giugno 1630 quando un riluttante Federico Borromeo viene convinto a portare per le strade di Milano, le reliquie di San Carlo. Il risultato, anziché salvifico, è catastrofico e i morti non si contano nemmeno più.

Gli ammalati vengono radunati nel lazzaretto, una sorta di ospedale da campo ante litteram dove un frate cappuccino – Felice Casati – si occupa con carità cristiana di dare conforto ai moribondi e con molti altri si spende generosamente nell’organizzare i soccorsi.

Allora come adesso, nelle situazioni di emergenza vengono a galla i pregi e difetti di un popolo, gli eroismi dei singoli e i grandi egoismi di molti.

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34 Risposte
  1. Casa molto interessante: vorrei davvero visitarla, così come tante case milanesi. L’anno scorso, andai a vedere la Casa degli Atellani e mi sono davvero chiesta quante storie e quante dimore da vedere ci siano in città.

  2. Non conoscevo questa casa, tantomeno la leggenda che la circonda. Grazie per avermela fatta conoscere… alla prima occasione cercherò di vederla!

  3. Queste storie mi incuriosiscono e mi affascinano; non sapevo della sua presenza ma ora me la sono appuntata perché mi piacerebbe davvero vederla alla prima occasione di visita a Milano.

  4. Questa dimora avrà davvero qualcosa di speciale per essere sopravvissuta a così tanti flagelli! Che storia assai curiosa, io proprio non la conoscevo!

  5. Mamma, che casa inquietante… Servirebbero più case del diavolo, soprattutto in questo momento. Ovviamente, per diavolo intendiamo una forza benefica e non maligna come si è soliti pensare. Speriamo di uscire quanto prima da questa situazione davvero surreale.

  6. Abito a Milano da sempre eppure non conoscevo né la casa né la leggenda! Molto interessante il tuo approfondimento, magari prima o poi quando sarò in zona le darò un’occhiata.

    1. Antomaio

      da fuori il palazzo è abbastanza comune se non fosse per la palla di cannone e una strana effige che sembra… diabolica proprio sopra al portone

  7. Non ne sapevo nulla! Comunque, anche io, dopo tutti questi dettagli e fatalità, avrei pensato che ci abitasse il diavolo in persona ed avrei chiesto di essere ospitata! 😂

    1. Antomaio

      In realtà ci sarebbe anche una spiegazione scientifica dovuta alla presenza nella zona delle polveri di carbone… nessuno lo saprà mai

  8. Per anni, quando vivevo a Milano, sono passata davanti a Palazzo Acerbi senza sapere niente della sua storia. Adesso che ne conosco la storia sorrido e capisco le vecchiette che si facevano il segno della croce (per me, a quei tempi, “a caso”) in Corso di Porta Romana.

  9. Pazzesco come spesso la storia si ripeta in modo ciclico. Mi sono ritrovata a pensare spesso alla peste di Milano in questi giorni forse sperando che se ce la fecero loro con così pochi mezzi, ce la dobbiamo fare anche noi.

  10. Adoro leggere i racconti che custodiscono interi Palazzi. Anche a Napoli ogni palazzo nasconde le leggende dei suoi proprietari. Non so ma è affascinante il pensiero che noi esseri umani moriamo mentre delle pietre vivono secoli.
    La peste è stata cosa ben peggiore di questo corona virus e la storia ci insegna che alla fine l’uomo non impara mai . Ciao

  11. Oh mamma, quante cose che ritornano, anche oggi, a distanza di quasi 4 secoli! Condizioni che sembrano appartenere ai libri come vecchie leggende e che invece sempre più ci troviamo ad affrontare. Ma certo non sapevo esistesse davvero la famosa casa del diavolo! 😀 Un’espressione utilizzata di frequente, adesso so che è localizzata a Milano 😀 😀

    1. Antomaio

      Grazie Annalisa! Io cerco sempre la piccola curiosità dei posti che visito e scoprire le leggende di Milano che conosco così bene, mi diverte ancora di più

  12. Laura

    bellissimo scoprire queste cose. Ma all’interno com’è? Nel capitolo 32 dei ‘promessi sposi’ si dice che secondo le voci che circolavano, un uomo sarebbe entrato nella dimora del diavolo e “aveva trovato amenità e orrori, deserti e giardini, caverne e sale”. Cosa può significare?

    1. Antomaio

      L’interno purtroppo non è visitabile. non avevo presente quel capitolo dei Promessi Sposi.. chissà…

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