Il vero nome del Museo della Guerra del Vietnam di Saigon, è Museo dei resti della guerra. All’interno non ci sono solo gli elicotteri Chinook CH4 che abbiamo visto in tanti film, i carri armati e i lanciafiamme. Nel Museo di quella che in Vietnam si chiama ancora “Guerra Americana”, sono custodite immagini e testimonianze di un conflitto che è stato terribile per entrambe le parti. Che soprattutto è stato atroce per la popolazione civile.
L’edificio fu inaugurato nel 1975, pochi mesi dopo che l’ultimo elicottero aveva lasciato il tetto dell’Ambasciata Americana, in un’immagine che è diventata un simbolo. Si chiamava “Museo dei crimini degli Stati Uniti e del regime fantoccio” e questo la dice lunga sullo stato d’animo dell’epoca.
I toni sono poi ammorbiditi nella ricerca di una riconciliazione tra vinti e vincitori, vittime della stessa ferocia.
Il Museo della Guerra del Vietnam è una tappa fondamentale nella visita di Ho Chi Minh, un momento di riflessione e di conoscenza.
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Brevissimo excursus storico sulla Guerra del Vietnam
Nel 1946 la Francia, decisa a riconquistare le colonie perse dopo la Seconda Guerra Mondiale, diede inizio alla Guerra di Indocina.
Fu sconfitta dal movimento indipendentista vietnamita comunista guidato da Ho Chi MInh.
I successivi accordi di Ginevra divisero il Vietnam in due stati indipendenti. Il Vietnam del Nord con un regime comunista e quello del Sud guidato da una dittatura sostenuta dagli occidentali. Al sud si creò rapidamente un movimento di guerriglia, conosciuto come Viet Cong, che aveva lo scopo di unificare il Paese.
Gli Stati Uniti, terrorizzati dall’idea di un’espansione comunista, decisero di intervenire con una guerra intensa e brutale. Ciononostante il Vietnam del Nord e il gruppo armato dei Viet Cong riuscì a resistere. Nel Gennaio del 1973 l’esercito nordvietnamita scatenò un attacco a Sud che colse di sorpresa gli americani. Nixon decise quindi di ritirare le truppe statunitensi dal Vietnam.
La vera fine della Guerra del Vietnam è però il 30 Aprile 1975 con la caduta di Saigon e la successiva riunificazione del Paese.
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I numeri che si leggono durante la visita al Museo della Guerra del Vietnam, sono impressionanti. Oltre cinque milioni di vittime vietnamite tra militari e civili e 60 mila soldati americani uccisi. Ci furono una brutalità e una violenza inaudite da entrambe le parti: torture e uccisioni dei prigionieri, massacri e distruzioni di interi villaggi, utilizzo di armi chimiche.
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L’Agente Arancio e la foto simbolo di Kim
La fotografia che meglio rappresenta l’atrocità di un conflitto controverso, si trova al secondo piano del Museo della Guerra del Vietnam. Una bambina nuda e ustionata corre terrorizzata in mezzo alla strada verso il fotografo che la sta immortalando. La bambina si chiama Kim Phùc, ha nove anni e l’ha colpita una bomba al napalm sganciata per errore. Il fotografo invece è Nick Ut, è americano e con quella foto vincerà il Pulitzer. Sarà lui a salvare la vita di Kim, che oggi vive in Canada, costringendo i medici a curarla dalla profonde ustioni nonostante il suo caso sembri disperato.
L’immagine della “napalm girl”, pubblicata sulla prima pagina del New York Times il 9 Giugno 1972, ormai verso la fine della guerra, contribuì a fare luce sulle sofferenze inflitte alla popolazione civile.
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Gli americani utilizzarono massicciamente le armi chimiche nella guerra in Vietnam. Arsenico, diossina e soprattutto un potente diserbante che distruggeva le foreste per aumentare la visibilità dei bombardieri, il famigerato Agente Arancio dal colore delle taniche in cui era contenuto.
Le conseguenze sulla salute dei vietnamiti sono visibili ancora oggi con malformazioni e malattie dovute all’esposizione ai veleni.
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Il Museo della Guerra del Vietnam e il massacro di My Lai
Frustrati da una guerra che non riuscivano a vincere , gli americano diedero il via all’operazione Search and Destroy, setacciando i villaggi alla ricerca del nemico.
C’è un episodio, documentato in maniera cruda nella sezione “Crimini di Guerra” del Museo di Saigon, che mi ha particolarmente colpito. Si tratta del massacro del villaggio di My Lai che ha ispirato il film Platoon diretto da Oliver Stone e vincitore di 4 Oscar.
La Compagnia Charlie della 23esima divisione di fanteria americana, entrò nel villaggio di prima mattina convinta che vi fosse nascosto un gruppo di Viet Cong. C’erano in realtà solo donne, bambini e alcuni anziani ma il ritrovamento di tre fucili li autorizzò a fare fuoco sui civili inermi.
Il tenente Calley , 24 anni, diede un ordine perentorio “sbarazzatevene”. Alcuni soldati rifiutarono ma molti diedero libero sfogo alla loro cattiveria e violentarono, torturarono e uccisero senza pietà oltre 500 persone. Alle undici era tutto finito e il capitano inviò un messaggio alla base per comunicare il successo dell’operazione.
Un sottoufficiale e un soldato denunciarono il massacro ma Colin Powell, il futuro Segretario di Stato, che non voleva screditare l’immagine dei militari americani, insabbiò l’inchiesta.
Poi la storia arrivò alla stampa e il mondo seppe che a My Lai furono uccise 182 donne, di cui 17 incinte, 176 bambini la metà dei quali neonati e 60 anziani.
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Visitare il Museo della Guerra del Vietnam di Saigon
Il Museo è un edificio di tre piani suddiviso in otto aree tematiche.
Nel cortile esterno, oltre alla collezione di elicotteri e pezzi di artiglieria, c’è una sezione dedicata al “Regime Carcerario”. Qui sono riprodotte le terribili Tiger cages, piccole gabbie di filo spinato in cui i prigionieri erano costretti a restare accovacciati al sole.
Oltre alle aree dedicate ai crimini di guerra, agli agenti chimici e alle loro terribili conseguenze, ho trovato molto interessante la parte al primo piano intitolata “Il mondo sostiene la guerra di resistenza“. Si tratta in realtà di immagini e filmati che testimoniano quanto la maggior parte delle persone fosse contraria alla Guerra del Vietnam anche al di fuori degli Stati Uniti.
Oltre alle molte immagini di fotografi inglesi, americani e giapponesi che documentano le fasi della guerra e le crudeltà perpetrate ai danni del popolo vietnamita, ci sono toccanti testimonianze degli stessi soldati americani. Giovani reclute, che si trovavano a combattere contro la loro volontà, sofferenti ed impauriti, in un territorio ostile costretti ad obbedire ad ordini che non capivano e non condividevano.
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La visita del Museo della Guerra del Vietnam ci costringe a vedere il conflitto sotto un altro punto di vista e ci mette di fronte alla consapevolezza che vittime e carnefici sono oggetto della stessa sofferenza.
Il War Remnants Museum è aperto tutti i giorni dalla 7,30 alle 17,30 e si trova in Phurong 6, District 3, Ho Chi Minh City. Il costo del biglietto è di 40.000 dong, pari a 1,5 Euro.
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Quante atrocità che ha commesso il genere umano. E purtroppo evocarne ogni volta il ricordo non cambia le sorti del mondo, perennemente sotto assedio. La nostra più grande sconfitta è stata l’invenzione delle armi, ahimè… anche se la cattiveria umana esula da qualsiasi tipo di educazione, nazione o invenzione.
Hai ragione, l’uomo dimentica troppo in fretta
Non conoscevo la storia dietro la famosa foto ma sono felice che Ut non abbia dimenticato quella bambina e che l’abbia aiutata a salvarsi.
Dev’essere davvero straziante visitare le otto aree del museo dei resti della guerra, ricordando le milioni di vittime che fece quel periodo.
Il Museo della Guerra di Saigon consente di avere uno sguardo diverso su di un conflitto di cui si è parlato al tempo stesso troppo e troppo poco, le immagini e i racconti sono dolorosissimi come in tutte le guerre, ingiustificabili e inconmprensibili.
Ammetto di sapere pochissimo sulla guerra del Vietnam, nonostante i moltissimi film. Forse per questo andrei volentieri a vedere questo museo, per cercare di capire il perchè di tali violenze a mio avviso in gran parte immotivate, in tempi non così lontani dai nostri.
E’ davvero impossibile capire il perché di certe efferatezze, la visita al Museo della Guerra di Saigon serve soprattutto a testimoniare di quanta crudeltà siamo capaci
L’essere umano è capace di atrocità che non riesco nemmeno ad immaginare, una pagina di storia recente che a scuola si dovrebbe raccontare fino alla nausea, invece di perdere anni sulla preistoria
Hai ragione, bisognerebbe parlarne di più perché tutti sappiamo dove portano le guerre
Trovo il museo molto interessante, è importante conoscere la storia soprattutto quella recente per evitare che certe cose si ripetano. Si dovrebbe parlare molto di più queste atrocità!
Conoscere è necessario perchè la storia non si ripeta, a volte non è sufficiente purtroppo