Varanasi, la città sacra della vita e della morte

Donna esegue un'offerta al Gange a Varanasi

Già prima dell’alba i vicoli di Varanasi pullulano di vita. Negozi e mercati sono ancora chiusi ma dal dedalo di stradine buie della Città Vecchia, emergono frotte di persone tutte dirette verso i ghat lungo il Gange.

Le lunghe scalinate che scendono al fiume, sono la meta di pellegrini che da tutta l’India raggiungono la Città Sacra per mondare i propri peccati nelle acque purificatrici della Madre Ganga.

Molti giungono a Varanasi per cremare i propri cari e gettare le ceneri tra le braccia di Shiva. Altri vi arrivano per morire dato che questo è l’unico posto al mondo in cui si sfugge al samsara, il ciclo eterno delle reincarnazioni.

Per noi visitare la città eterna di Varanasi è stato vivere un’esperienza mistica, fortemente individuale che ha toccato i recessi più intimi dell’anima. I rituali che intersecano strettamente la vita e la morte si svolgono sotto gli occhi di tutti con una concezione per noi lontanissima e sconvolgente.

“L’India – scriveva Terzani nel 2004 – ti fa sentire semplicemente umano, naturalmente mortale; ti fa capire che sei una delle tante comparse in un grande, assurdo spettacolo di cui solo noi occidentali pensiamo di essere i registi e di poter decidere come va a finire”.

Varanasi, la città sacra della vita e della morte

Varanasi non è facile: è il luogo della gioia e del dolore, della purezza e della morte. E’ il luogo dove le acque inquinate e melmose del Gange diventano redentrici, dove le donne lavano i sari accanto alle pire delle cremazioni e le capre si cibano dei fiori offerti ai defunti.

Eppure, proprio per queste sue evidenti antitesi, Varanasi è stata per me la vera essenza del viaggio in India, una città unica, affascinante e indimenticabile.

Varanasi, la città sacra della vita e della morte

Nella luce grigia e nebbiosa che precede il sorgere del sole, a Varanasi va in scena lo spettacolo del risveglio della vita. Lungo le scalinate degli ottantotto ghat che scendono al Gange, vedrete svolgersi le attività più disparate. C’è chi fa yoga, chi accende piccoli lumini votivi da affidare al fiume, chi lava i panni, si sbarba, si lava i denti, si insapona.

Ci sono sadhu con le tuniche arancioni e lunghe barbe incolte che meditano ad occhi chiusi, altri completamente nudi e cosparsi di cenere attendono le offerte dei passanti.

Quasi all’improvviso il sole compare tra la nebbia tingendo di rosa le acque del Gange dove i devoti si immergono tuffandosi per tre volte. Giungono le mani e poi si lanciano l’acqua sul corpo prima di raccoglierne un pochino un un’ampolla e offrirla agli antenati. Sulle gradinate continuano a bruciare i piccoli falò propiziatori mentre intere famiglie entrano nel fiume recitando le puja.

La luce, i suoni e gli odori della Città Sacra si fondono in un momento magico, unico e irripetibile.

Varanasi, la città sacra della vita e della morte

A questo punto potete salire su una delle tante barche che affollano lo Dashashwamedh Ghat, il più frequentato della città, e godervi da distante la vista della sponda sacra del fiume. L’altra, quella orientale da cui sorge il sole, è considerata infausta ed è rimasta completamente deserta.

Varanasi, la città sacra della vita e della morte

Io ho avuto la fortuna di vedere due albe a Varanasi. La prima ho fatto il giro con la barca, la seconda ho passeggiato lungo le gradinate dei ghat lasciandomi avvolgere dalla vita che vi si svolgeva.

Varanasi, la città sacra della vita e della morte

Il Manikarnika è il principale ghat funerario di Vaarnasi. Siamo nel luogo in cui ogni hindu vorrebbe essere cremato e le pire ardono giorno e notte.

Il ghat è pieno di gente indaffarata e tutto questo brulicare, il fumo e l’odore acre che lo accompagna mi hanno fatto pensare di essere in un girone infernale. Mi sono fermata in silenzio ad osservare lo svolgimento di un rito complesso.

Alle spalle del ghat, sulla sommità delle scalinate sono ammonticchiate enormi cataste di legna. I dom, una casta di intoccabili a cui sono affidati i corpi, pesano la legna e la trasportano fino alla pira. Ne occorreranno circa 250 chili: la più pregiata e costosa è quella di sandalo ma non tutti possono permettersela. Intanto i venditori di fiori infilano le corone di calendule dai colori vivaci che accompagneranno i morti.

Varanasi, la città sacra della vita e della morte

I barbieri rasano le teste dei primogeniti maschi, o del parente più stretto, lasciando solo un piccolo ciuffo di capelli, è a loro che toccherà accendere il fuoco. Il corpo del defunto è adagiato su di una portantina di bambù e ricoperto da un sudario arancione e giallo. Viene immerso nel fiume prima di essere deposto sulla pira con il volto e le mani scoperte.

Poi è tutto finito, non ci sono manifestazioni di dolore, solo un’attesa composta per le tre o quattro ore successive. Quello che arde sulla pira, per gli hindu, è solo un contenitore vuoto, uno dei tanti passaggi che occorre compiere per completare il ciclo delle reincarnazioni. Con la morte inizia la vita.

Varanasi, la città sacra della vita e della morte

Esaurita la cremazione, i famigliari raccolgono una parte delle ceneri in un’urna e le restituiscono al Gange.

Scioccata da questo rapporto con la morte che non appartiene alla mia cultura, rimango ad osservare.

Gli intoccabili trasportano sulla testa ceste di legna, raccolgono i teli con i resti delle pire e li gettano sulla riva del fiume. I ragazzini giocano indifferenti a pochi passi, grosse mucche nere si aggirano nel fango.

Varanasi, la città sacra della vita e della morte

L’Harischchandra Ghat è più piccolo ma le scene si ripetono allo stesso modo. Osservo dalla barca il fumo denso e bianco che sale dalle pire, alcune portantine sono appoggiate a terra, altre ne arriveranno.

Le capre si cibano di quel che resta delle corone di fiori e anziani seminudi rovistano tra la cenere con lunghi bastoni.

E’ vietato scattare fotografie in prossimità dei ghat funerari, ciononostante verrete avvicinati da persone che si proporranno di accompagnarvi e di lasciarvi fotografare salvo poi chiedere soldi dicendo che serviranno a coprire le spese per la legna della cremazione. Diffidate, si intascheranno la vostra offerta e i parenti dei defunti non se sapranno nulla. Le foto qui sopra sono state scattate a debita distanza dalla barca.

Alle spalle dei ghat, Varanasi è un labirinto di vicoli contorti e angusti popolati da mucche magre, cani randagi, botteghe di tessuti e gioielli, venditori di fiori, santoni veri e presunti e tanti mendicanti.

Ogni hinduista dovrebbe recarsi a Varanasi almeno una volta nella vita. I numerosissimi pellegrini dopo le abluzioni nel Gange, si mettono in fila per entrare nel Tempio dedicato a Shiva, il Vishwanath. Si tratta del Tempio più famoso della città: la cupola è ricoperta interamente d’oro e al suo interno si venera il lingam, ovvero il simbolo fallico di Shiva.

L’ingresso è riservato agli hindu a meno che non aver prenotato con molto anticipo la visita. La fila è interminabile, ci sono persone che attendono anche due giorni per poter entrare, pazientemente affollati lungo i vicoli.

Varanasi, la città sacra della vita e della morte

Varanasi è una città antichissima che però fu distrutta nel 1300 da un imperatore moghul. Successivamente le famiglie più ricche dell’India si sono fatte costruire i loro palazzi in prossimità del fiume sacro. Oggi alcune di queste dimore sono diventate degli alberghi mentre altri, ormai fatiscenti, restano testimoni della passata opulenza.

Riuscire a destreggiarsi nel traffico di rickshaw, motorini e auto con il clacsono perennemente in funzione, non è un’impresa facile ma resta comunque un’esperienza da fare. Nonostante la concentrazione di botteghe, ristoranti e venditori di street food, l’atmosfera di Varanasi resta impregnata di misticismo.

Varanasi, la città sacra della vita e della morte

Ogni sera al tramonto presso il Dashashwamedh Ghat si svolge la suggestiva cerimonia del Ganga Aart. Si tratta di un preghiera di ringraziamento alla Madre Ganga, il fiume sacro.

Varanasi, la città sacra della vita e della morte

La cerimonia è sempre affollatissima, conviene quindi arrivare con discreto anticipo oppure vederla dalla barca. Noi con poche rupie abbiamo avuto accesso ad una delle terrazze del ghat e ci siamo goduti lo spettacolo dall’alto comodamente seduti.

Sette pedane rivolte al fiume vengono accuratamente cosparse di petali di fiori; quando il cielo è completamente nero si accendono i fari e la cerimonia ha inizio con un lunghissimo mantra dedicato al Gange.

Poi sette sacerdoti in abiti dorati eseguono all’unisono un complesso rituale fatto di soffi dentro una conchiglia, bastoncini di incenso e lampade di fuoco.

La musica, il fumo e il fuoco sono molto coinvolgenti ma lo spettacolo migliore lo offrono le migliaia di persone che si assiepano lungo il ghat e sui barconi per assistere all’adorazione del fiume e partecipare con gesti e canti alla cerimonia.

Varanasi, la città sacra della vita e della morte

Varanasi si trova nello stato dell’Uttar-Pradesh. Si raggiunge facilmente da Delhi con un treno notturno oppure, come abbiamo fatto noi, con un volo di un’ora e mezza.

Il periodo migliore, come per tutta l’india del Nord, va da Ottobre a Marzo, meglio evitare il periodo dei monsoni e la piena del Gange.

Alloggiare nella Città Vecchia nei pressi dei ghat può sicuramente avere il suo fascino ma il traffico di Varanasi è veramente caotico e rumoroso. L’Agenzia a cui ci siamo affidati per il viaggio in Rajasthan e Varanasi – Prem Viaggi – ha scelto per noi un albergo confortevole nel quartiere di Cantonment ed è stato perfetto.

Io non ho mai avuto la sensazione di trovarmi in una città pericolosa. Caotica, sporca, disordinata e affollata sicuramente ma non pericolosa. Noi abbiamo avuto per un giorno la guida che ci ha permesso di capire bene quello che stavamo vedendo ma anche la mattina che abbiamo raggiunto i ghat in autonomia per goderci l’ultima alba sul Gange prima del volo per Delhi, ci siamo sentiti tranquilli.

Vale come sempre la regola del buon senso e soprattutto bisogna cercare di non farsi accalappiare da false guide e non cedere alle insistenze dei conducenti di rickshaw per entrare nel negozio di un loro amico o parente. Sicuramente avrà una commissione che pagherete voi con un prezzo più alto. Contrattate sempre in anticipo il prezzo delle corse o delle escursioni in barca e specificate la valuta in cui pagherete.

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